Ferrata situata nella splendida e verdissima Valle Mongia, poco conosciuta anche da noi liguri di ponente, nonostante sia molto vicina.
La ferrata della Sfinge si trova in una magnifica vallata a est tra le valli monregalesi, sul versante piemontesi delle Alpi Liguri, nel comune di Viola.
Nel bel mezzo di questa valle verde e boschiva spunta prepotentemente uno sperone di roccia, unico nel bosco, che poteva solo diventare il teatro per questa suggestiva ferrata. Il nome della roccia è Rocca dei Corvi, definita da alcuni “la Sfinge” proprio perché la sua forma la ricorda vagamente.
Ci si arriva attraverso dall’autostrada A6 Torino-Savona, uscendo a Ceva, dal casello si entra nel paese, proseguendo sulla statale 28, superata la doppia rotonda, dopo l’abitato, si imbocca, sulla seconda rotonda, l’uscita per Mombasiglio, superata Mombasiglio ci si dirige verso la Val Mongia (ben indicata), proseguendo nella valle fino a Viola e poi continuando in direzione Saint Grée. Prima degli ultimi tornanti che portano alla stazione sciistica si devia sulla sinistra direzione rocca dei Corvi (segnalata con un cartello), la strada asfaltata continua a mezzacosta fino alla Cappella di Santa Caterina, dove si parcheggia. Qui si continua a piedi con una bella mulattiera in mezzo al bosco, fino ad una piccola radura dove un cartello indica la continuazione a sinistra, in discesa per un ripido sentiero, fino all’arrivo in uno spiazzo che fronteggia la cima della Sfinge, abbiamo goduto di questa bella visione, emozione vedere dal basso il pulpito e il profilo della rocca dei Corvi.
Da questo punto ci sono due possibilità, se si scende dal piccolo sentiero sulla destra, si arriva al ponte tibetano, accorciando un poco la via, mentre girando sulla sinistra e imboccando la mulattiera sulla sinistra, che presto si ridurà in sentiro, si arriva all’attacco della via ferrata che comincia proprio sul torrente (bisogna fare attenzione perché il cartello che indica l’attacco dal torrente è rotto, quindi può trarre in inganno in percorso, ma fidatevi girate a sinistra… ne vale la pena!!!).
Ora bisogna indossare l’imbragatura, casco, guanti e in divertimento può avere inizio…. ed è subito adrenalinico, con un primo traverso che circumnaviga in senso antiorario una pozza d’acqua con una bella cascata alla nostra sinistra, braccia tese, peso all’esterno, muscoli addominali che lavorano, gioco di gambe per l’ultimo spigolo da doppiare… il tutto per evitare i piedi in ammollo nella cascata!!!
Superata la parete arriva il primo vero tratto che attacca la parete della Sfinge, ci sono molti gradini che agevolano la progressione su questa friabile roccia vulcanica, che ha qualche tratto strapiombante; dopo una piccola nicchia, si può usare la prima via di fuga, che porta direttamente la ponte, mentre, proseguendo a sinistra si attacca la vetta, un traverso, una porzione verticale, un altro traverso e poi ancora verticale, esposta ma semplificata dalle cablature.
L’ultimo tratto prima dell’arrivo al pulpito presenta due opzioni, noi abbiamo preso sulla sinistra la parte forse più bella, sicuramente la più esposta e la più tecnica, con tratti aerei e strapiombanti, con un traverso elicoidale che percorre in senso orario tutta la parete e guadagnando quota raggiunge il pulpito; invece sulla destra la ferrata si mantiene sullo stesso livello di difficoltà, dove con una sequenza di muretti e placchette si arriva alla seconda via di fuga, da questo punto si attacca l’ultimo tratto prima del pulpito, con un passaggio a strapiombo impegnativo, ma ben agevolato da maniglie, molto adrenalinico che portano dritti alla Madonnina che segnala la vetta, da cui si gode un magnifico panorama a 360° sulla valle e sui boschi, in un ambiente aereo e suggestivo.
Ora bisogna scendere… l’adrenalina è nuovamente alta… poiché il tratto esposto della cornice rocciosa finale è da fare anche in discesa! Faccia a monte, un gradino alla volta, braccia distese e tanta attenzione! Dopo aver guadagnato il primo tratto di discesa si scende per le rocce attrezzate sulla sinistra nel senso della discesa e si arriva così alla seconda via di fuga che attraverso una fune porta al sentiero nel bosco (percorrere con attenzione perché molto ripido!) che porta al ponte tibetano, ultimo pezzo di adrenalina di questa bella ferrata.
Arrivati alla fine del ponte ci si può spogliare degli imbraghi, del casco e dei guanti e con ancora in corpo l’adrenalina accumulata si percorre un sentiero in salita che poi unisce il sentiero fatto in discesa e da li alla macchina!
Noi abbiamo fatto questa via ferrata due volte, la prima volta abbiamo deciso di non fare il sentiero di rientro nel bosco ma di arrivare al ponte tibetano, attraverso la stessa via fatta in andata… brividi ma tanta soddisfazione, si può decisamente fare se si hanno le forze fisiche e un po’ di tecnica accumulata l’esperienza.
Naturalmente, come tute le vie ferrate, l’allenamento fisico, la forza e la tecnica devono assolutamente essere un punto fermo, accompagnate dal mettersi sempre in sicurezza sia con l’attrezzatura che con la costante presenza psicofisica, ricordarsi sempre che in una ferrata ci si espone ad un basso rischio con un altissimo pericolo.
Informazione:
il kit da ferrata può essere affittato a Lesegno (lungo la statale 28, prima dell’ingresso al paese, via Regione Lurisia 2), Rosso Sport, negozio attrezzatissimo per la montagna con personale gentilissimo e professionale, che affitta i kit del CAI giovanile a prezzi veramente bassi (2-3 euro per accessorio!).
Buon divertimento!
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Ph. Monica Nicolini https://www.instagram.com/ilmondodimonni/
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