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Andiamo a farci un giro… Provenza, tra la Camargue e il Verdon

12 Aprile 2017 - 21 Aprile 2017


Un’occasione di Primavera, ferie inaspettate, ci guardiamo in faccia e non ci sono dubbi, la tenda è pronta, si parte… andiamo a farci un giro… destinazione Francia, Provenza… regione affascinante, piena di paesaggi diversissimi, piena di feste, piena di colori e profumi.


PRIMA TAPPA:

ARLES


Arriviamo ad Arles, una affascinante cittadina che gode del prestigioso status di Patrimonio dell'UNESCO e che fu tanto cara a Van Gogh. Questo luogo è un'autentica gemma di bellezza, intrisa di una profonda importanza storica, essendo stata una colonia romana sin dal 46 a.C..

Si comincia subito con Les Arènes, il maestoso anfiteatro, stretto tra le case del centro, la prima arena antica con il suo doppio ordine di arcate, opera della fine del I secolo d.C., ha visto passare sulla sua sabbia ovale i primi giochi con i tori dell’antichità, dove ancora oggi, come duemila anni fa, resta consacrato ai giochi circensi.


edificio storico arena ad arles provenza francia
Les Arènes

A pochi passi il Teatro romano, costruito dall’imperatore Augusto, saccheggiato per il materiale da costruzione, ma con le colonne del muro di scena, una parte delle gradinate che guardano il prato, si capisce ancora la sua grande importanza; notevoli sono anche le Terme di Costantino, testimonianza della ricchezza della città; in Place de la République splende la Cattedrale di Saint-Trophime, con elementi che la conducono dal Romano al Romantico. Una passeggiata al tramonto sulle sponde del Rodano fanno da cornice perfetta alla visita della città.

Scopriamo subito che i quattro giorni intorno alla Pasqua, ad Arles sarà la Féria de Pasques, una festa con suonatori, gare e sfilate; una manifestazione unica dove lo spirito camarghese di Arles esce fuori, uno spettacolo unico da non perdere, per noi un’inaspettata fortuna.


Arles si trasforma in una festa e noi decidiamo di immergerci completamente in questa atmosfera. Camminiamo per le strade senza una destinazione precisa, prendendoci il tempo di assaporare ogni angolo e ogni istante di questa celebrazione che, capiamo subito, è amata incondizionatamente dalla comunità. Musicisti di strada con chitarre si alternano a gruppi di fiati e tamburi che si esibiscono ovunque, riempiendo le strade e le piazze con la loro meravigliosa musica. Vino, salumi e formaggi vengono serviti all'aperto fuori dai locali, dove la musica, il ballo e il canto creano un caleidoscopio di colori e emozioni irresistibile.


La vera stella di questa festa, tuttavia, è la paella, presente ovunque. Enormi pentoloni diffondono l'irresistibile profumo di riso mescolato sapientemente con verdure, pollo, maiale e pesce, quasi facendoci credere di trovarci nel sud della Spagna. Ma non è tutto, perché i veri protagonisti della feria sono i tori, i cavalli e i gardian (mandriani). Sfilate e dimostrazioni si susseguono durante il giorno, dal "abrivado" (il tragitto dei tori e dei gardian a cavallo che li scortano dalle manade all'arena, con i tori disposti a V e i cavalieri che li guidano), al "encierro" (il rilascio dei tori su un percorso chiuso, dove gli aficionados cercano di farsi inseguire) e al "bandido" (il ritorno dei tori dall'arena al pascolo, con i bambini che coraggiosamente cercano di bloccarli mentre corrono).


Noi siamo lì, immersi per la prima volta in questa feria, un'esperienza che è un affascinante mix di tradizione e cultura, nel cuore di una città che trova la sua autenticità nella luce e nei colori, nella gentilezza incondizionata delle persone e nella tauromachia, un omaggio vivace e colorato all'identità provenzale.


uomini a cavallo
Mandriani a cavallo


SECONDA TAPPA:

PARCO NATURALE REGIONALE DELLA CAMARGUE


Camargue. Già l'ho visitata da bambina, quando sognavo di avere un cavallo e un magnifico Mas (fattoria) immerso nel nulla. Mentre studiavo sui libri di scuola, immaginavo che quel luogo sarebbe stato il mio centro del mondo. Non pensavo ad altro che visitare le foci del Rodano, dove questo impetuoso e immenso fiume creava paludi e paesaggi unici: acquitrini d'acqua dolce, risaie e saline, terreni infiniti, paesaggi piatti mossi dal vento. Era una terra percorsa da cavalli, tori e mandriani. La primavera trasformava il verde in rosa, con immensi stormi di fenicotteri. E così, esausta dalla mia euforia, i miei genitori mi portarono lì. Finalmente vidi la magia di quel mondo d'acqua, regno assoluto della natura con un ecosistema in equilibrio sempre precario. Era un incredibile universo di frontiera, un pezzo di Far West nel cuore dell'Europa, il Parc Naturel Régional de Camargue. Quel viaggio e quell'esplorazione sono rimasti impressi nel mio cuore. Non ho mai comprato una fattoria né posseduto un cavallo, ma l'amore per quei luoghi e la libertà che avevo sperimentato, immersa nel profumo di terra, aria e mare, non li ho mai dimenticati. Ora sono tornata lì, con il mio compagno di vita, in un viaggio diverso che ha suscitato emozioni diverse. La voglia di comprare un cavallo e una fattoria è ancora incredibilmente viva!

paesaggio parco naturale camargue
parco naturale regionale della Camargue

Centomila ettari di terreno, centocinquantamila uccelli che transitano ogni anno, solo diecimila abitanti. Il Parco Naturale Regionale della Camargue, il territorio meno abitato della Provenza, un regno di terra, acqua e silenzio, solo il forte vento parla. Qui in Mar Mediterraneo e il fiume Rodano si incontrano e si scontrano, si litigano gli spazi di terra, qui è l’uomo che cerca cautamente di inseristi, provando a salvaguardare questo ecosistema fragilissimo, inventando lagune, chiuse, spiagge e saline, allevando tori e cavalli, infiniti campi di riso e sterminate vigne. Zona umidissima si divide in tre ambienti distinti. Haute Camargue, regno delle acque dolci e delle risaie. Moyenne Camargue dominata dagli acquitrini incessantemente percorse da mandrie di tori e di cavalli, dove le sponde sono colonizzate dai canneti, frequentata da molte specie di uccelli. Basse Camargue mosaico di immensi stagni salmastri dove le spiagge e le saline la fanno da padrone, questa è l’area più selvaggia e affascinante del parco, orlata verso il mare da dune di sabbia fine, in cui il mare apre stretti canali. Bisogna camminarci dentro al Parco, macinare chilometri di strada per capire bene questo incredibile posto, per vedere le infinite praterie, gli stormi di uccelli, le montagne di sale, per fare entrare il vento nella pelle e la sabbia fine sul viso, bisogna respirare questa terra per amarla per sentirsela dentro, per avere l’anima che si fonde nella selvaggia e potente forza della natura. Una cartina è indispensabile per perdersi nelle strade e stradine che uniscono Arlès al Parco. Da una parte, verso il Grand Rhòne, sulla D36, si stendono a perdita d’occhio i marais e le risaie della Haute Camargue, il lembo di terra finisce nella piccola capitale del sale che è Salin-de-Giraud, nata dal nulla divenuta città operaia, città delle saline, dall’osservatorio che si trova lungo la strada che porta alla spiaggia, lo spettacolo è a perdita l’occhio in una piatta distesa di bacini e accumuli bianchi, sono le saline, che, a seconda della stagione si colorano di blu-verde dell’acqua marina, di violetto dovuto alla concentrazione di Artemiasalina (il crostaceo, nutrimento dei fenicotteri rosa) o al bianco sfolgorante della crosta di sale. Da Salin-de-Giraud, guadando il Grande Rodano, su Bac de Barcarin, una chiatta porta, costantemente giorno e notte, persone, biciclette, macchine, moto, camion, camper da una sponda all’altra del fiume arriviamo a Port-St-Louis e alla sua infinita spiaggia, ventosissima e affascinante.


Il percorso ci porta poi verso l’Etang du Fangassier e l’Etang de Galabert, separati da una striscia di terra della digue à la mer, qui lo spettacolo in primavera e in estate è unico, diecimila coppie di fenicotteri rosa si incontrano per l’accoppiamento, volano costantemente da uno stagno all’atro in nuvole rosa che colorano il cielo. Una curiosità: i fenicotteri appena nati (un uovo a coppia, covato a turno) sono grigi e diventano rosa solo verso i tre anni. Attraverso la strada D37 si costeggia l’Etang de Vaccarès, un immenso acquitrino che non supera il metro e mezzo di profondità, è il cuore della Moyenne Camargue.

Dall’altra parte, verso il Petit Rhòne, la larga strada D570, porta alla capitale della Camargue, Saintes-Maries-de-la-Mer, siamo nella Basse Camargue. La chiesa di pietra chiara di Notre-Dame-de-la-Mer appare già in lontananza, più che un edificio religioso sembra un forte, con il suo surreale campanile a vela fatto di cinque campane che sembrano sospese nel cielo; nata come rifugio dai saraceni, ma con  l’affascinante leggenda, che vuole siano state tre donne cristiane (Maria-Jacobè, Maria- Salomè, Sara), cacciate dalla Palestina, che, dopo un lungo viaggio in barca a vela, approdando sulla costa vi si stabilirono, formarono una comunità. Le loro reliquie sono  conservate nella Cripta della chiesa, ancora meta di pellegrinaggi, tra i quali il più famoso quello dei gitani, la cui patrona è proprio Sara. Una curiosità: nel 1975 vi partecipò anche Bob Dylan. La spiaggia e gli stagni lungo la costa sono bellissimi, il vento incessante forma dune di sabbia che cambiano costantemente la loro forma, nelle paludi, dietro la lingua di terra che costeggia la spiaggia, stagni e acquitrini ospitano varie specie uccelli e incessante il via vai di cavalli e cavalieri, che dai mas sono condotti in passeggiata attraverso il parco, sono una cartolina rilassante di questa terra.




TERZA TAPPA:

AIGUES-MORTES


Da Arles, esattamente all’opposto di Salin-de-Giraud, in direzione Nimes, c’è un villaggio gioiello che delimita la fine della Camargue, è Aigues-Mortes, splendido villaggio fortificato. Per arrivarci si costeggiano i limiti del Parco dove le immense distese di viti la fanno da patrone, sono viti che hanno le loro radici immerse nella sabbia marina, viti basse per proteggerle dal fortissimo incessante vento, che crescono in un clima a mezza strada tra quello mediterraneo e quello continentale. Il mito intorno ai vini delle sabbie della Camargue è tutto qui in questo paesaggio fatto di sale, vento, argilla e la vicinanza delle piante di limoni, vini dal colore rosato in mille sfumature, leggeri, fini, profumati è qui che nasce il Sable de la Camargue a identificazione geografica protetta, un vero, incredibile gioiello da gustare senza ombra di dubbio e le occasioni non mancano, lungo la strada si trovano tantissimi punti vendita, dai banchi sulla strada ai mas, che con cartelli pubblicitari invitano ad entrare e ad assaggiare, naturalmente ne vale la pena! Arrivati ad Aigues-Mortes, dove si può parcheggiare l’automobile fuori dalle mura nei tanti parcheggi (alcuni a pagamento), si capisce subito la differenza rispetto al classico villaggio provenzale fortificato, normalmente abbarbicato sulle rocce, questo paesino si sviluppa in piano, circondato da paludi, saline e zone verdeggianti. Da qui partirono le navi per dare vita alla settima crociata, era il 1248. L’aria è già decisamente provenzale, niente tendenze spagnole, niente tori e cavalli, ma raffinate botteghe di maestri pasticceri e cioccolatieri, negozi di sapienti artigiani, bistrot dove sorseggiare l’ottimo vino della zona e boulangerie, con la fragranza della baguette appena sfornata. Il giro delle mura regala, dall’alto, una visione eccezionale sulla città, sulle paludi e sulle saline che la circondano. E’ una cittadina dove perdersi senza tempo, rilassante e allegra, merita sicuramente una visita.


QUARTA TAPPA:

LES BAUX-DE-PROVENCE


Ci avventuriamo sulle Piccole Alpi della Provenza e ecco che spunta, come una visione irreale, inerpicato sulla roccia e spazzato dal Mistral che risale dal mare, Les Baux-de-Provence, villaggio, perla, gioiello, medievale fuso sulla roccia che emerge dai grumi calcarei della propaggine delle Alpi. E’ solo a 493 metri sl.m., ma credetemi se sembrano decisamente di più, le sottili linee delle rocce svettano dirette verso il cielo, la vegetazione intorno a noi pare da alta montagna, sono vette solitarie intorno alla pianura, intorno al mare di ulivi e vigne che si adagiano ai loro piedi. Sono rocce scavate dal vento, che sono trasformate in cave, buchi, pilastri, mostri di pietra, in uno spettacolo che incanta. Il villaggio è là, in alto, pare sospeso nel vento, pare galleggiare tenuto in piedi dai pini, dai cipressi, dal profumo miscelato di timo e rosmarino.

Il castello svetta più in alto di tutti, i tetti che si incrociano poco sotto paiono, dal basso, incastrati tra le torri; ci camminiamo dentro e il dedalo di viuzze, scale, mura, cancelli, finestrelle apparse dal nulla ci danno l’impressione di perderci, è un’avventura incredibile, ogni angolo di questo piccolissimo paese è un quadro, fatto di botteghe di artigiani, di negozi dove la lavanda padroneggia, con il suo profumo mescolato al sapone e, dove, i tanti bistrot, ci inebriano i sensi, con le loro pietanze fatte di crepes e formaggio fuso, di salumi e vino, di biscotti e caramelle; è pieno di storia e cultura, Les Baux, con il suo piccolo Musée Yves Brayer e con la sua storia, legata alla Pietra del Sole, morbida pietra arenaria, perfetta per creare e scolpire forme e colori di villaggi, anfiteatri, chiese e castelli, che gli scavatori hanno graffiato senza sosta per secoli fino a quando l’arenaria è diventata troppo cara per estrarla. Oggi les-Baux vive di turismo e ne vive molto bene, siamo tantissimi a toccarla, a camminarci dentro in questo piccolo paese unico e indimenticabile, galleggiante sul nulla.


QUINTA TAPPA:

LE GOLE DEL VERDON


Partiamo da Arles in direzione Aix-en-Provence prendendo, da li, l’autostrada A51 che ci porta dritti verso il Parco Naturale Regionale del Verdon. La bellissima strada panoramica D952, attraverso campi di lavanda (in fiore da Giugno!) incastonati tra le colline, arriva sul primo fantastico spettacolo che, con scroci mozzafiato, si apre sul bacino artificiale del  Lac de Sainte Croix, l’immenso lago, fine del Gran Canyon du Verdon.


lago gole del verdon provenza francia
Lac de Sainte Croix

Decidiamo di intraprendere la strada D957 che porta verso il cuore del Parco, deviando sulla D71 si comincia un percorso unico, la Corniche Sublime a picco sul fiume, con vari balconi panoramici da cui ammirare la selvaggia bellezza che ci sta intorno, l’ultimo di questi balconi, quello De la Mescla, regala lo scroscio intero delle gole del Verdon, tutte li, immense, nella loro altezza vertiginosa, con l’acqua là, in basso, di un colore misto tra il verde e l’azzurro che pare infinito, l’acqua, che con il suo lento andare, a corroso questo incredibile spettacolo della natura.


La strada continua incastonata tra le rocce che paiono piombarci addosso da un attimo all’altro, il verde che ci abbraccia è rilassante e quando arriviamo a Castellane, paese a monte delle gole, ci rendiamo subito conto della pace di questo posto, che ancora fuori stagione non è ancora invaso dai turisti, che data la quantità di campeggi, hotel, ristoranti e soprattutto agenzie di noleggio di canoe, attrezzature per arrampicata e proposte di escursioni devono essere proprio molti. Il nostro campeggio è appena fuori dal paese, l’aria è veramente fresca e siamo felici di aver affittato un bungalow riscaldato, scelta azzeccatissima, la notte freddissima ha fatto scendere la temperatura sotto lo zero!


I sentieri che ci circondano sono moltissimi, ma noi siamo nel cuore delle Gole del  Verdon, decidiamo quindi, di avventurarci lungo la più classica delle escursioni, il Sentiero Martel, dal nome dello speleologo che nel 1905 per primo attraversò completamente il canyon, un sentiero bellissimo lungo 15 Km. che si percorre in circa 6 ore, a senso unico, con trasporto pubblico per il ritorno (l’agenzia di soggiorno di Castellane fornisce tutti gli orari e le fermate), segnalazione bianco e rosso, dislivello 600 mt., scale con ringhiera, ghiaioni, rocce scivolose, due gallerie (100m. e 670m.), munirsi di scarpe da trekking, lampada tascabile (le gallerie sono buie), acqua, cibo. Dal rifugio De La Maline, presso la Palud sulla strada  D23, si cammina su spiaggette, si riprende quota, si arriva al Passo della Brèche d’Imbert dove una scala di ferro, decisamente panoramica (252 gradini), riporta a livello dell’acqua dove comincia un tratto ai piedi delle pareti della gola, tra finestre panoramiche e bosco si arriva alle gallerie, che con alcune balconi, scavati nella roccia, fanno assaporare ancora una volta la vista del canyon, il sentiero finisce a Point Sublime dove le navette riportano al punto di partenza.


Siamo a Castellane e come ultimo giorno del nostro stupendo giro itinerante, il sentiero de la Chapelle Notre-Dame du Roc, fa al caso nostro. La cappella domina sul paese come una carezza, costruita sulla roccia, all’inizio del tredicesimo secolo, ristrutturata alla fine del diciannovesimo secolo, è impossibile non vederla e rimanerne affascinati; leggiamo che il Roc, è una curiosità geologica della valle del Verdon, questo maestoso blocco di calcare (200 m. di altezza), sito naturale dal 1933, sembra proteggere il paese nidificato ai suoi piedi sin dal Medioevo. Il sentiero è semplice, in un’ora e mezza si sale e si scende, la vista dall’alto è incantevole, il panorama eccezionale, ai nostri piedi il piccolo borgo di Castellane, un paese affascinante e ricco di storia, dalla remota antichità (ha cambiato anche diverse volte il suo nome), alle mura medievali (che si vedono ancora chiarissime), fino ad oggi (patrimonio culturale), paese moderno,  incastrato in una natura grandiosa nel cuore del Parco, tra le verdissime cime che lo circondano,  seduce e fa innamorare. Entrando nella cappella la calma che si respira entra subito nella nostra anima, rimaniamo stupiti dei numerosi ex voto appesi sulle pareti, che testimoniano le preghiere esaudite dalla vergine; il silenzio è magnetico, la pace che si respira unica, la cappella ci ricorda, ad entrambi, la stessa pace infinita sentita e trovata dentro ai templi buddisti del Laos, anche loro unici e pieni di spiritualità, pace dell’anima.



La fine perfetta per questo viaggio appassionante pieno di natura e storia, pieno di colori e profumi, di tradizione e passione, un altro viaggio finito, uno nuovo comincerà… la nostra anima è stata arricchita ancora una volta.


Buon Cammino!



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